PI ha cambiato casa. Era un po’ che ci pensava. Da quando aveva cominciato a vedere i difetti della Puffa-abitazione. Le gocce di intonaco che piovevano dal soffitto, le scale traballanti, gli sbalzi termici tra una stanza e l’altra, i cumuli di polvere dai bordi non rifiniti dei pavimenti, l’acqua ballerina-orac’è-oranonc’è, avevano perso il fascino di dimora d’epoca. La filosofia un po’ estrema di vita campestre e eco-solidale ( soprattutto alle offerte di LIDL) di Peter Pan e l’AmicaAlex cominciava ad essere troppo spartana per PI.
Anche LaPargola era pronta per una svolta. Educata nei principi del socialismo, aveva espresso il desiderio di avere una casa Sua, con un giardino Suo , ben contenta che la fase del vivere comunitario della sua genitrice fosse finalmente giunta al termine. Anche le madri attraversano fasi. Per fortuna poi passano.
Nella casa nuova ci sono sbalzi termici tra una stanza e l’altra, l’acqua orac’è-oranonc’è, ogni tanto casca un granello di intonaco dal soffitto e l’elettricità va e viene per ragioni ignote ma un anno fa si è presentata come l’occasione da non perdere. Così PI si è accomiatata dalla puffa-casa e dalla fetta di vita ivi vissuta e ha iniziato una nuova fase nella quale, nel frattempo, è comparso Gogò.
Gogò è arrivato un giorno d’estate. E una sera, quando ha chiesto a PI se le andava di fare un pezzo di vita insieme lei ha risposto che sì, le andava. A suggello dell’unione, gli aveva poi chiesto “sei sicuro” un milione di volte vaticinando , dati alla mano, che all’entusiasmo iniziale sarebbero subentrati la noia e il disinteresse reciproco, imprescindibili anche un po’ di astio e di recriminazioni. Scientifica, gli aveva prospettato un graduale e penoso sfaldamento della relazione e un e vissero infelici e scontenti per il resto dei loro giorni. Romantica che manco Crudelia, aveva discettato per giorni di statistiche sulle rotture sentimentali e deliberato che un anno massimo due la coppia scoppia. È un dato di fatto.
Ma, inspiegabilmente (ancora oggi), invece di mandarcela al terzo sei sicuro e di darsela a gambe levate, Gogò aveva accolto le nefaste previsioni di PI con mille pazienti sorrisi e altrettanti loquaci silenzi e la decisione del trasferimento -tutti e tre insieme appassionatamente- era stata tosto presa. Il podere, carino,no? Il paesaggio, decisamente più bello dell’altro e sì, forse più isolato ma per LaPargola, volendo, si poteva trovare un motorino di seconda mano per spostarsi .Ma LaPargola, interpellata, non aveva voluto manco per niente. Io non guiderò mai, aveva sentenziato.
(S)Concordato il tutto, nel bel mezzo dell’autunno, i tre si caricano dunque scatole e mobili in spalla e grazie allo scalcinato ma glorioso furgoncino di Gogò, se li portano alla casa nuova, nella Valle dei Sassi, dove non si vede un sasso manco col binocolo.
Come il Borgo di CDP, dov’è situata la puffa-casa, la Valle dei Sassi è all’interno della tenuta Le Croste che, in tutta la sua estensione, comprende CDP e CDL, entrambe parte del territorio umbro. La Valle dei Sassi però è a un tiro di schioppo da Chiusi-Brigadoon che si trova, invece, in territorio toscano. La nuova casa di PI & Co. è quindi al confine tra due paesi e due regioni. Tanto per gradire.
Nella settimana prima della data prevista per il trasferimento ufficiale, le mani d’oro di Gogò rifanno la cucina, installano la stufa, imbiancano le pareti e riattivano il camino. PI dipinge cose inutili, decora oggetti di dubbia importanza, arreda non si sa bene cosa e dice continuamente “non ce la faremo mai”. Inspiegabilmente (ancora oggi), neanche questa volta Gogò ce la manda. Anzi, la rassicura che sì che ce la faranno, hai voglia! E, infatti, una settimana dopo, il trasferimento di cose, persone e quadrupedi (nella fattispecie il Sommo e l’Egizia) avviene in tutta la sua ufficialità e i due si recano alla Fazenda per la firma del contratto.
Ad accoglierli c’è lo Sceriffo , l’addetto alla sorveglianza e a tutta un’altra serie di cose poco chiare. La trasparenza è concetto alieno alla Fazenda. PI e Gogò firmano un paio di carte e poi, tanto per essere sicuri chiedono: “ qual è l’indirizzo?”. Lo Sceriffo li guarda un po’ perplesso, l’argomento non è di sua competenza. “Ah, boh?” , risponde infatti.
“Come boh? “ . “E che ne so io” dice lui, “chi ci va mai là…non è nemmeno proprietà delle Croste. Noi il podere lo gestiamo solo. È di proprietà di una società.”
“Ah, ecco. E per scoprire dove abitiamo, tu quindi che suggerisci?” incalza PI.
“Boh? Di andare al Comune”
“E che ci dico io a quelli del comune: buongiorno io abito in un posto che non so qual è, me lo dite voi per favore?” . La situazione sfiora il ridicolo ma lo Sceriffo ritiene, invece, che essere apolidi di indirizzo sia assolutamente normale e lo verbalizza con un laconico “eh..”.
PI,però, non è disposta a mollare: non lascerà la Fazenda senza il suo indirizzo! Di tutt’altro avviso è Gogò, il cui cervello è costantemente sintonizzato sulla funzione “trova soluzioni” e gentilmente, ma con fermezza, sospinge una PI blaterante verso l’uscita, salutando più o meno cordialmente lo Sceriffo. A volte, nella vita, è meglio abbozzare.
Tra le vari soluzioni possibili Gogò elabora le seguenti strategie:
1) chiedere a J.J, ora vicino di casa. Lui lo saprà, ci abita da un po’ di anni. Sennò come riceverebbe la posta?. La riceve, si appura presto, a Via Valle dei Sassi 11. Ah, e ma dove sarebbero il 12,13…10? Sulla porta di casa nostra c’è il 36…”Ah, non so”, risponde J.J.” non l’ho mai capito. Ma il postino lo sa.”
2) chiedere alla ex proprietaria, che vive di fronte, oltre la rete. “Località Rongazzo” sentenzia la signora Lucia. Quello è l’indirizzo. Almeno fino a quando ci viveva lei…20 anni fa…
3) chiedere a Lancillotto, il baldo tuttofare delle Croste. “Viale Le Croste, 2”. “2???”. “Bè, l’altro appartamento è il numero 1….”. “Sì, ma…Viale Le Croste manco esiste!”
4) andare al Comune.
Al Comune l’impresa è ardua. Come si fa a identificare una proprietà che ha al suo attivo 3 indirizzi tanto diversi quanto improbabili? Si fa che l’impiegato c’ha google maps con tanto di demarcazione del territorio di CDL. E si fa che i tre si lanciano in una ricerca serrata: “ è verso i vivai o verso le torri? Più a est o a ovest? Prima di Villavia? Ah, dove sono le case gialle? Ma quello è Rongazzo! Bene, siamo vicini. Di fronte? Uhm…”. Il cursore va avanti e indietro, si muove da est a ovest e da nord a sud. “Aspetti!” esultano d’un tratto i due potenziali EX apolidi ”sì, quella è la strada! No, non deve girare. Continui dritto. Nonò, sta andando verso le torri…torni indietro…ecco sì, prosegua…eccolo! Quello è il podere. È proprio casa nostra!” strillano eccitatissimi i confermati EX apolidi dopo un’ora di circumnavigazione del globo.
E finalmente il cursore si ferma, l’impiegato guarda fisso fisso lo schermo e poi emette il verdetto: “sì, è territorio nostro ma è un po’ terra di nessuno”. “ E quindi…?” biascicano tremolanti i rinnovati apolidi. “ E quindi bisogna rintracciare il numero civico al catasto. Basta reperire il numero di particella” sorride il giovanotto incoraggiante.
“ E dove si reperisce il numero di particella?” sussurra PI, con le sue di particelle in frantumi. “Dal proprietario!” esclama allegramente lui, e aggiunge “così,quando venite con il numero di particella, facciamo anche il cambio di residenza e venite una volta sola, eehh??”. Un genio, questo giovanotto. Un vero stratega dei piccioni e della fava. È proprio il giorno fortunato di PI e Gogò, che ora c’hanno pure il problema della residenza. Apolidi a tutti gli effetti.
Ecco. Stè cose succedono solo qua. “Nonò”, la rassicura un conoscente statunitense messo al corrente della saga, “una volta, è successo anche a me. Vivevo in una stradina chiusa, vicino al Gran Canyon e pure quella era considerata terra di nessuno. Ebbi un sacco di problemi ad avere l’indirizzo”. Chi l’avrebbe mai detto. CDL e il Gran Canyon uniti dallo stesso destino.
Ripresosi dallo shock, un Gogò leggermente adrenalinico dichiara la sua strategia d’attacco “vado alla Fazenda, parlo col Boss” che, a dispetto del gemellaggio col Gran Canyon, non si chiama Bruce (purtroppo) “ e non me ne vado fino a quando non mi dà sto’ cavolo di numero. Vedrai che ce la faremo!”. “Sì, vinceremo!” esclama ormai isterica PI manco fosse al seguito del Comandante Marcus. Ma è tardi per i ripensamenti . La rivolta degli apolidi è una realtà.
Una realtà dura ma siccome la fortuna aiuta gli audaci, dopo una serie di incontri, telefonate, va-e-vieni dalla Fazenda e un paio di vaffa tirati al vento per non compromettere le trattative diplomatiche, l’impavido Gogò ottiene il numero e pure l’indirizzo: “Via Valle dei Sassi, 20- Villavìa o Varano (a discrezione) CDL.
“20?” si meraviglia (ancora!) PI “ma sulla porta c’è il 36 e su quella del vicino Mariano –parecchio vicino- c’è l’1…”.
Anche LaPargola è in subbuglio. Finora ha comunicato 3 recapiti diversi ai suoi amici d’Albione e comincia a sentirsi un po’ zingara.
Ma Gogò ha smesso di interrogarsi e di interrogare: “al Comune risulta questo numero civico e questo ci dobbiamo tenere. E poi sono già stato al Comune 5 volte per il cambio di residenza, e , a proposito“ dice rivolto a PI” per LaPargola devi andare tu”. “E perché?” chiede PI che non si rassegna alla logica del nonsense. “ Non lo so. Non l’hanno specificato…” risponde infatti Gogò, che a quella logica ci sta facendo invece il callo. Sarà che vive in Italia da più anni…
Riluttante come un condannato alla ghigliottina, PI si reca una mattina al Comune e, come da protocollo, la perde (la mattina). La battaglia, quella no. È ancora tutta da combattere: “mi hanno detto che per il cambio di residenza di mia figlia dovevo venire io” annuncia PI all’impiegata.
“E chi è il campione che le ha dato questa informazione?” fa lei, lanciando sguardi torvi alle colleghe che si piccano assai di essere guardate torvo. Non voglia mai che qualcuno faccia atto di vergognosa ammissione di colpa. Una di loro esclama: ”Ah, sì, adesso che ci penso, è venuto un signore per il cambio di residenza. È stato qui diverse volte”. L’impiegata pensa. È di buon auspicio. “Ma” dice guardando PI” non ha detto niente di sua figlia”. Errata Corrige: l’impiegata crede di pensare.
PI e la tipa che guarda torvo le colleghe (che deve essere la responsabile dell’ufficio) la guardano torve. “Cioè” esordisce torvissima PI “lei sta dicendo che il signore, con cui io convivo da tempo sufficiente per conoscere i dettagli salienti della mia vita,è venuto qui a fare il cambio di residenza per 5 volte e per tutte e 5 le volte gli è passato di mente che io abbia una figlia?”.
“E sì, signora, scusi eh,ma è ovvio. Se ce lo diceva, noi il cambio lo facevamo”. Ah certo, sta per rispondere PI, e se ci mettevate la stessa cura che mettete nell’uso dei tempi verbali, adesso sicuro che oltre che apolidi eravamo pure senzatetto.
Ma prima che venga fuori il commento che potrebbe compromettere l’intera operazione e lasciare una LaPargola orfana, la fanciulla, ignorando lo sguardo al fulmicotone della responsabile, pensa bene di rincarare la dose: “e poi lui ha detto pure che c’aveva figli sparsi per il mondo. Lo so perché gli ho chiesto se aveva figli che dovevano cambiare residenza e lui ha detto si figuri! Io ho figli sparsi per il mondo! Me lo ricordo benissimo“ . Dunque, le possibili deduzioni sono 4:
1) PI ha accettato di fare un pezzo di vita insieme ad un coniglio, travestito da umano per spostarsi meglio, con una spiccata attitudine alla procreazione universale che lo ha portato in giro per il globo a seminare progenie.
2) A sua insaputa , PI ha al suo fianco un agente segreto, molto segretamente impegnato nella segretissima operazione ITNM, Incremento del Tasso di Natalità Mondiale.
3) Il signore dai figli sparsi per il mondo è, in realtà, una multiproprietà a costo zero. Vogliate condividere.
4) PI è di fronte ad un caso non troppo raro di difetto di produzione. Il collegamento tra registrazione, elaborazione e distribuzione dati della corteccia cerebrale dell’impiegata è inesistente. Oppure è inesistente la corteccia cerebrale.
La responsabile fissa incredula la sottoposta e trattiene a stento un impeto assassino. Quindi, si alza di scatto e sparisce. La sottoposta non raccoglie. Anzi, appare piuttosto soddisfatta del suo operato. Passeggiando a mo’ di modella per la stanza e frusciando compiaciuta la gonna, ne discute con un’altra dipendente che si guarda appagata le unghie laccate di recente e approva con energici cenni del capo. L’ufficio ferve di attività utili alla comunità. PI trattiene a stento un impeto assassino. La responsabile rientra. ” Lei e il signor Gogò risultate a via Valle dei Sassi ma sua figlia risulta ancora al borgo di CDP” comunica. Machedavèro?
A questo punto PI vorrebbe chiedere come e perché sia avvenuta la frammentazione del nucleo famigliare; come e perché nessuno si è accorto che madre e figlia minorenne hanno due diverse residenze; dove e di chi è l’errore e così via per chilometri di dissenso. Ma non lo fa. Lo sguardo della responsabile è fin troppo eloquente e le risposte finora ricevute fin troppo deprimenti. Quindi dice solo” Ah. E possiamo riparare prima che gli assistenti sociali mi accusino di abbandono di minore?”
Sì, risponde grata la responsabile, le faccio subito il cambio. LaPargola ne sarà felice, riflette PI. Verrà ricongiunta al nucleo famigliare formato da un tipo che semina figli e da una tipa che li abbandona.
Immagine: bakeca.it